Oggi vado in edicola e cosa ti vedo in uno scaffale in mezzo alle solite riviste?
Eccola. Una rivista mensile che parla esclusivamente di Ubuntu. La rivista è edita da Sprea che sta acquisendo una discreta quota di mercato nei magazine italiani.
Questo è sicuramente un post che farà storcere il naso ai puristi Linux ma vorrei che si guardasse la situazione anche da un altro punto di vista.
Appena aperta si ha proprio la sensazione che gli autori abbiano voluto mantenere la rivista il più facile possibile. Comincia spiegando quanto convenga un sistema con una distribuzione Linux piuttosto che un sistema con sopra Windows.
Io penso che sia una buona iniziativa poichè bisogna uscire dal guscio ed "educare" gli utenti più inesperti all'utilizzo di una distribuzione Linux. Nel caso specifico la distribuzione più semplice.
Andrebbe comunque chiarito a chi si avvicina all'open source che è sbagliata l'uguaglianza stretta che si cerca di far trapelare con riviste di questo tipo, ovvero Ubuntu = Gnu/Linux. Gnu/Linux è ogni distribuzione, Ubuntu compreso quindi non si deve limitare la visuale.
Ma cominciare a far vedere la faccia facile di Gnu/Linux non è mai male.
lunedì 10 novembre 2008
martedì 4 novembre 2008
La crisi colpisce anche Canonical
L'abbiamo letto tutti. Oramai è scritto ovunque che c'è la crisi. Tuxjournal ha parlato della dichiarazione di Shuttleworth: “Purtroppo quella legata al software libero non è un’attiva molto remunerativa, anzi non lo è per niente. In realtà non ho mai pensato che vendere pacchetti software potesse aiutare un’azienda come la nostra a sostenersi economicamente”
Io direi che, per noi ubuntisti, è giunto il momento di smettere di tettare gratuitamente da mamma Canonical ma di dare il nostro contributo sottoforma di lavoro alla nostra distribuzione preferita.
Ricordo che contribuire allo sviluppo di una distribuzione vuol dire anche occuparsi della documentazione e della traduzione di programmi, cosa che non ha niente a che vedere con la programmazione.
Se facciamo così molto probabilmente la Canonical potrà anche disinteressarsi dello sviluppo di Ubuntu ma quello che rimarrà è una comunità compatta che non si sfalda alle prime difficoltà.
Se molte persone oggi hanno lasciato il mondo proprietario di Microsoft è anche grazie alla semplicità di Ubuntu, quindi è nostro interesse che la distribuzione sopravviva anche in un momento di crisi come può essere questo.
Chi vuole può anche contribuire allo sviluppo della mamma di Ubuntu, Debian che, sul lavoro di appassionati che mettono a disposizione gratuitamente il loro lavoro, vive da molto tempo prima di Ubuntu.
Io direi che, per noi ubuntisti, è giunto il momento di smettere di tettare gratuitamente da mamma Canonical ma di dare il nostro contributo sottoforma di lavoro alla nostra distribuzione preferita.
Ricordo che contribuire allo sviluppo di una distribuzione vuol dire anche occuparsi della documentazione e della traduzione di programmi, cosa che non ha niente a che vedere con la programmazione.
Se facciamo così molto probabilmente la Canonical potrà anche disinteressarsi dello sviluppo di Ubuntu ma quello che rimarrà è una comunità compatta che non si sfalda alle prime difficoltà.
Se molte persone oggi hanno lasciato il mondo proprietario di Microsoft è anche grazie alla semplicità di Ubuntu, quindi è nostro interesse che la distribuzione sopravviva anche in un momento di crisi come può essere questo.
Chi vuole può anche contribuire allo sviluppo della mamma di Ubuntu, Debian che, sul lavoro di appassionati che mettono a disposizione gratuitamente il loro lavoro, vive da molto tempo prima di Ubuntu.
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