L'abbiamo letto tutti. Oramai è scritto ovunque che c'è la crisi. Tuxjournal ha parlato della dichiarazione di Shuttleworth: “Purtroppo quella legata al software libero non è un’attiva molto remunerativa, anzi non lo è per niente. In realtà non ho mai pensato che vendere pacchetti software potesse aiutare un’azienda come la nostra a sostenersi economicamente”
Io direi che, per noi ubuntisti, è giunto il momento di smettere di tettare gratuitamente da mamma Canonical ma di dare il nostro contributo sottoforma di lavoro alla nostra distribuzione preferita.
Ricordo che contribuire allo sviluppo di una distribuzione vuol dire anche occuparsi della documentazione e della traduzione di programmi, cosa che non ha niente a che vedere con la programmazione.
Se facciamo così molto probabilmente la Canonical potrà anche disinteressarsi dello sviluppo di Ubuntu ma quello che rimarrà è una comunità compatta che non si sfalda alle prime difficoltà.
Se molte persone oggi hanno lasciato il mondo proprietario di Microsoft è anche grazie alla semplicità di Ubuntu, quindi è nostro interesse che la distribuzione sopravviva anche in un momento di crisi come può essere questo.
Chi vuole può anche contribuire allo sviluppo della mamma di Ubuntu, Debian che, sul lavoro di appassionati che mettono a disposizione gratuitamente il loro lavoro, vive da molto tempo prima di Ubuntu.
Nessun commento:
Posta un commento