Scrivo raramente di questioni "filosofiche" relative al mondo dell'informatica ma oggi mi trovo a fare una riflessione sul fenomeno che da emergente è diventato abituale nella nostra vita: la partecipazione ai social network.
Ne parlo oggi in occasione delle sentenze dei tribunali che intimano a Google più privacy. Ne parlo oggi dove si parla molto di responsabilità delle compagnie che offrono i servizi e molto poco delle responsabilità degli utenti che utilizzano abitualmente (o meno) questi servizi.
Abbiamo assistito senza accorgercene a un decentramento delle responsabilità: gli utenti sono padroni della loro privacy e determinano in che misura gli altri utenti possono "farsi gli affari nostri". Lamentarsi successivamente perchè certe informazioni sono diffuse da solamente l'impressione che ci sia poca chiarezza su cosa sia il web.
Non troppo tempo fa (e anche oggi per quel che mi riguarda) ci si connetteva ad irc passando per un proxy che fosse il più sicuro e distante dalla nostra posizione geografica. Ci si mascherava dietro nick imperscrutabili. Si custodiva gelosamente la nostra identità.
Oggi non è più così e il web è diventato un estensione della nostra vita. Viene però troppo spesso confuso con la nostra vita e nei casi più estremi si sostituisce alla vita reale e qui scattano i problemi. L'audience è sterminato e il pericolo è di sentirsi in un reality perchè, diciamolo pure, a tutti i neo-internauti piace sentirsi nel Grande Fratello del giorno.
La cosa che vorrei vedere di più però è una responsabilizzazione degli utenti perchè ora la sicurezza verte su di loro. La privacy, o ciò che ne rimane, è nelle loro mani e poi non si deve e non si può piangere contro le compagnie che forniscono i servizi.
Spero di aver reso il più chiare possibili le mie idee con questo post. Con ciò non intendo asserire che le compagnie non hanno le loro responsabilità. Il vero problema è che stanno scivolando verso gli utenti.
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